TONJOY è un nuovo concetto di food & lounge, ispirato dalla fusione sensoriale della tradizione del Mare Nostrum con la cultura giapponese del Sushi. Nella definizione del format, concepito e coordinato dallo Studio – incaricato anche della Direzione Artistica, è stato immediatamente chiaro l’obiettivo di realizzare un luogo esperienziale di ritualità e convivialità contemporanea capace di restituire agli ospiti un perfetto blend di profumi, gusto, cromie e design. Un approccio sinestetico in cui la matrice architetturale e quella sensoriale-olfattiva siano perfettamente sincronizzate.
Il locale è ubicato nel centro storico di Andria, antica terra Federiciana che annovera l’epica e simbolica architettura di Castel del Monte. Gli spazi si articolano su due livelli. Il piano terra si caratterizza per una planimetria a pianta quadrata, definita e chiusa sui due fronti stradali ad angolo da ampie vetrine che mettono in relazione lo spazio interno con le vie pedonali adiacenti. Fin dall’ingresso, posto sul lato corto diagonale che congiunge i due prospetti ortogonali, appare manifesta la strategia distributiva: l’ospite è accolto da una elegante cucina bespoke a vista, protetta da una cortina trasparente, intorno alla quale si articolano i tavoli e le sedute; lo spazio di show-cooking è schermato ed isolato dalla sala mediante una sofisticata scatola chiusa su tutti i lati, realizzata per mezzo di un sistema di sottili montani e traversi in legno di eucalipto, ottone e vetro grigio fumé che si appoggiano sul profilo del bancone ad L i cui lati si dispongono parallelamente alle vetrine. Bastano pochi passi dall’ingresso per godere di uno strano effetto di deformazione dello spazio, che si scompone come in una assonometria isometrica portando lo sguardo verso i due punti di fuga costituiti dalle due pareti antitetiche; un prospetto è contraddistinto dal volume del cocktail bar, l’altro è definito da una stereometrica composizione di contenitori a tutta altezza che ospitano una curata selezione di vini, spumanti e champagne. Una scala rivestita in gres, quasi invisibile a prima vista, mette in relazione il piano terra con quello ipogeo, dove si trovano una suggestiva sala meeting e degustazione - concepita anche per business conference ed eventi, le aree di conservazione e stoccaggio, gli spazi riservati al personale.
Il riferimento costante ai dettagli e alle forme che caratterizzano alcuni interni ed arredi concepiti dai maestri milanesi negli anni ’70 è abbastanza evidente. L’obiettivo dello Studio è stato quello di tradurre nelle forme e nel segno un senso di fresca eleganza e relax, senza rinunciare alla ricerca di accordi e multipli architettonici a rimarcare il senso stesso della ricerca compositiva.
Con questa prospettiva sono stati accuratamente selezionati gli ingredienti materici e cromatici, i rivestimenti in gres opaco, i mosaici in pasta di vetro, le nuance dei velluti di cotone, i papier peint realizzati ad hoc; con la stessa cura sono stati coordinati gli effetti illuminotecnici, fondamentali per creare le giuste atmosfere anche in relazione al mutare delle giornate e delle stagioni. Un effetto d’insieme capace di esorcizzare quel senso di standardizzazione che si sta diffondendo nella ristorazione italiana, spesso oramai privata di cura e di identità anche nei contesti territoriali che pure hanno grande tradizione e cultura, per offrire uno scenario esperienziale che possa coinvolgere con calore ed armonia quanti approderanno al Tonjoy.