RK House

VALDERICE, ITALY - 2013

Il progetto di recupero di un antico baglio a Valderice, Trapani, è stato concepito secondo due ambiziose direttrici: da una parte ridare vita ad un antico baglio - pieno di fascino e memorie - e dall’altra realizzare un luogo-giardino mediterraneo raccolto e suggestivo, capace di mettere a sistema un lembo di paesaggio contenuto tra i profili verticali del monte Erice e del monte Cofano e disegnato dalla costa luminosa della marina di Bonagia.  

Un intenso lavoro di ricerca e di scambio di conoscenze con i cultori e le maestranze locali è stato fondamentale per poter definire la corretta strategia di valorizzazione del complesso rurale ed il suo programma di riconversione funzionale, recuperando innanzitutto le regole che ne hanno governato la genesi e l’evoluzione, lavorando per sottrazioni con il fine di far emergere i suoi caratteri storici, tipologici, costruttivi e la particolare orografia del sito.

I manufatti sono stati restaurati preservando le linee e le proporzioni originali: un gioco di incastri e sequenze di volumi elementari, raccolti ed organizzati intorno ad un giardino segreto di ispirazione araba, un borgo in miniatura sviluppato lungo una sequenza di suggestivi assi e terrazzamenti basolati e rinfiancati da piante ed essenze mediterranee. Il corpo principale, disposto su due livelli sovrapposti, è scandito da vani ed aperture regolari, che sono stati leggermente ampliati per conferire una maggiore luminosità interna. Il piano inferiore, che ospita le aree living ed office, è connesso ad un ampio belvedere che affaccia sul lato mare, mentre sul lato opposto si insacca direttamente nella roccia; i prospetti laterali si sviluppano adattandosi alle pendenze del crinale e si definiscono in rapporto al sistema di rampe e gradonate che li delimitano. Il piano superiore, destinato alle camere e agli spazi privati, si interfaccia con la corte-giardino sul lato meridionale.

La comunicazione tra i livelli è stata garantita da una scala elicoidale posta al centro del baglio; mediando la tradizione araba, l’architettura a spirale aperta garantisce i flussi ed insieme la circolazione dell’aria nelle torride giornate estive.

Gli interni sono stati concepiti per esaltare il continuum spaziale tra corte, giardini e paesaggio, sfruttando al meglio quanto concesso dalla sequenza dei vani, connessi tra loro con aperture in linea che garantiscono proiezioni prospettiche verso l’esterno. Un progetto di grande economia funzionale ha garantito la perfetta rispondenza del disegno planimetrico all’ambizioso programma della committenza, che ha richiesto la possibilità di potersi dotare di spazi comuni e riservati, capaci di generare un senso di continuità e riservatezza insieme, idonei ad ospitare al meglio opere d’arte contemporanea, autentica passione della padrona di casa. Le finiture ed i materiali sono stati accuratamente selezionati all’interno del repertorio degli usi locali, senza tuttavia rinunciare alla riscrittura di nuove armonie contemporanee attraverso l’impiego di elementi quali l’acciaio corten e le resine cementizie.

Fondamentale è stata inoltre l’opera di recupero degli originali percorsi e camminamenti, caratterizzati da antiche colonnine in tufo e pergolati, pavimentazioni rivestite in cotto, sassi e ceramiche decorate, realizzati dalle precedenti proprietà sulle tracce degli antichi sentieri che dalla costa si inerpicavano verso la montagna ericina, ai quali si è voluto dare il giusto risalto valorizzando il sistema dei muri a secco che ne definiscono i contorni.

Come avrebbe sintetizzato un grande intellettuale siciliano del secolo scorso, un progetto di orgoglio e pudore in inestricabile nodo.*

*La definizione è tratta da G. Bufalino, Quella difficile anagrafe, in La luce e il lutto, Sellerio, Palermo 1988, p. 23