Masseria Terre di Corillo

NARDO', ITALY - 2016

Masseria Terre di Corillo ha visto impegnato lo studio in un lungo ed esaltante percorso di architettura totale durato circa quattro anni – ed ancora in progress - affiancando il committente nell’ambiziosa sfida di ridare vita, forma e dignità ad un’ampia porzione di territorio salentino contrappuntato da eccezionali segni di storia, tradizione e paesaggio.

La contrada Corillo si estende tra i comuni di Nardò e Galatone e deriva il suo toponimo dalla presenza di un antichissimo insediamento rurale – dal bizantino chorion.

La trasformazione antropizzata del paesaggio circostante è chiaramente testimoniata dalle diverse cave e spazi ipogei realizzati intorno al corpo masserizio, nonché dalla prossimità dei fabbricati principali ad un asse viario romano che da Taranto conduceva verso Gallipoli e Lecce.

Il nucleo più antico può essere rintracciato nella base della torre colombaia, databile al XV secolo, che originariamente avrebbe avuto una funzione difensiva. Intorno a questo manufatto si sono nel tempo articolati e definiti una serie di corpi di fabbrica e corti funzionali, la cui fisionomia definitiva è ascrivibile ad una serie di ultimi ampliamenti e rimaneggiamenti avvenuta intorno al 1762 – come testimoniato da una iscrizione posta all’ingresso principale dalla corte grande.

Il masterplan di recupero condiviso con la proprietà si è posto l’obiettivo di una attenta ricostituzione delle permanenze, senza tuttavia negare il ruolo centrale di una strategia architettonica funzionale, segnica e contemporanea, capace di restituire ai luoghi e ai manufatti la loro originale presenza insieme a nuovi valori funzionali, materiali ed emozionali in aderenza alle finalità ricettive che qui prenderanno forma.

Il concept elaborato dallo studio ha inteso raccogliere sotto un’unica visione la natura del restauro, le nuove interconnessioni architettoniche, la rinnovata distribuzione funzionale, l’organizzazione degli spazi esterni e delle aree a verde.

Il disegno delle corti, in particolare, ha assunto un valore fondamentale nel programma architettonico e paesaggistico, in grado di far dialogare le singole aree funzionali ed i corpi di fabbrica in rapporto alle diverse scale del progetto.

In questa direzione, i segni dell’acqua, declinati attraverso la geometria pura della nuova vasca a sfioro nella corte grande o attraverso il recupero dell’antico abbeveratoio del giardino segreto tardobarocco posto ai piedi dell’antica torre colombaia, costituiscono una costante simbolica che allude al continuo rinnovarsi del sito nell’alternarsi delle stagioni.

Anche il disegno del verde è stato concepito dallo studio come pieno sui vuoti, interpretandone la funzione in totale connessione con le architetture preesistenti, i segni dei recinti murari, le diverse quote dei piani che ritmano altimetricamente i profili della masseria. Con particolare cura si è cercato di ricostruire l’antico pergolato, di cui rimanevano poche tracce, reinterpretandone le forme e le proporzioni originali per analogia con i sistemi masserizi del territorio, in un paziente confronto con le colte maestranze locali. Il suo asse si sviluppa tangente ai corpi principali, mettendo in comunicazione il poggio posteriore con il portone settentrionale, verso il vigneto. Nello stesso tempo diviene limite e confine tra la nuova piastra a verde ed il nuovo labirinto, che lo studio ha concepito e disegnato come omaggio e preludio al giardino di delizie tardobarocco, nel quale si disperdono e si ritrovano opere d’arte e linee d’acqua, recuperando l’antico sistema di irrigazione.

Il carattere e l’identità dei luoghi vengono così restituiti e raccontati mediante una quasi immediata evidenza di stratigrafie ed accostamenti, un incastro tra reperti antichi e cuciture contemporanee, che ricorre, più che alle geometrie, al peso e al linguaggio stesso dei materiali per costruire una calibrata e proporzionata punteggiatura dell’esperienza visiva e tattile del contesto.

Antichi pavimenti basolati, ricostruiti secondo rigorose tecniche artigianali e materiali autentici, accolgono padiglioni in acciaio corten e vetro; intonaci a calce naturale si fondono alla pietra locale caratterizzata da inedite texture; arredi dal disegno puro e rigoroso si uniscono a pezzi di antiquariato a km 0; senza che un elemento possa prevaricare sull’altro - quasi che il tutto e la singola parte coesistano pacifiche sotto il sole, il mare ed il vento.

Il progetto, in fieri, sarà completato a breve da un ortus conclusus, circondato da nuove architetture in tufo e acciaio/vetro, pronti ad accogliere nuove forme di antica ospitalità.